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Personaggi
Giulio Cesare - Fausto Bertinotti
Bruto - Paolo Ferrero
Cassio - Giovanni Russo Spena
Marco Antonio - Nichi Vendola
Casca - Claudio Grassi
La tragedia s'è consumata. Il Figlio ha ucciso il Padre. Bruto ha pugnalato Cesare reo di aver tradito la Repubblica.
(Casca pugnala Cesare nel collo. Cesare gli afferra il braccio. Egli è pugnalato da altri Cospiratori e per ultimo da Marco Bruto)
CESARE: "Et tu Brute?" Allora, cadi, o Cesare!
(Muore. I Senatori e il Popolo si ritirano in confusione)
CINNA: Libertà! Indipendenza! La tirannia è morta! Via! proclamatelo, gridatelo per le strade.
CASSIO: Qualcuno vada ai rostri pubblici e gridi: "Libertà, indipendenza, affrancamento!".
BRUTO: Popolo e senatori, non temete; non fuggite; fermi: è pagato il debito dell'ambizione.
CASCA: Andate al rostro, Bruto.
DECIO: E Cassio pure.
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ANTONIO: Amici, Romani, compatrioti, prestatemi orecchio; io vengo a seppellire Cesare, non a lodarlo. Il male che gli uomini fanno sopravvive loro; il bene è spesso sepolto con le loro ossa; e così sia di Cesare. Il nobile Bruto v'ha detto che Cesare era ambizioso: se così era, fu un ben grave difetto: e gravemente Cesare ne ha pagato il fio. Qui, col permesso di Bruto e degli altri - ché Bruto è uomo d'onore; così sono tutti, tutti uomini d'onore - io vengo a parlare al funerale di Cesare. Egli fu mio amico, fedele e giusto verso di me: ma Bruto dice che fu ambizioso; e Bruto è uomo d'onore. Molti prigionieri egli ha riportato a Roma, il prezzo del cui riscatto ha riempito il pubblico tesoro: sembrò questo atto ambizioso in Cesare? Quando i poveri hanno pianto, Cesare ha lacrimato: l'ambizione dovrebbe essere fatta di più rude stoffa; eppure Bruto dice ch'egli fu ambizioso; e Bruto è uomo d'onore. Tutti vedeste come al Lupercale tre volte gli presentai una corona di re ch'egli tre volte rifiutò: fu questo atto di ambizione? Eppure Bruto dice ch'egli fu ambizioso; e, invero, Bruto è uomo d'onore. Non parlo, no, per smentire ciò che Bruto disse, ma qui io sono per dire ciò che io so. Tutti lo amaste una volta, né senza ragione: qual ragione vi trattiene dunque dal piangerlo? O senno, tu sei fuggito tra gli animali bruti e gli uomini hanno perduto la ragione. Scusatemi; il mio cuore giace là nella bara con Cesare e debbo tacere sinché non ritorni a me.
ANTONIO: Pur ieri la parola di Cesare avrebbe potuto opporsi al mondo intero: ora egli giace là, e non v'è alcuno, per quanto basso, che gli renda onore. O signori, se io fossi disposto ad eccitarvi il cuore e la mente alla ribellione ed al furore, farei un torto a Bruto e un torto a Cassio, i quali, lo sapete tutti, sono uomini d'onore: e non voglio far loro torto: preferisco piuttosto far torto al defunto, far torto a me stesso e a voi, che far torto a sì onorata gente. Ma qui è una pergamena col sigillo di Cesare - l'ho trovata nel suo studio S il suo testamento: che i popolani odano soltanto questo testamento, che, perdonatemi, io non intendo di leggere, e andrebbero a baciar le ferite del morto Cesare, ed immergerebbero i loro lini nel sacro sangue di lui; anzi, chiederebbero un capello per ricordo e, morendo, ne farebbero menzione nel loro testamento, lasciandolo, ricco legato, alla prole.